Sex Equo
“A series of short stories with a fetish, eccentric, porn, and funny sexuality, in the same remixed and exasperated tone of Italian picaresque comedies. There can’t be any possible linear storytelling in this lesson of sexual misbehaving, because Germondari & Spagnoli’s four eyes see a lot more than a single pair and have a lot less guilt than many. So, high impact voyeurism is the base here for a whole festive imagery of sex, no matter how strange, vulgar, or chic it may be, seem or look. This new cinematographic Kamasutra features Adam and Eve in a paradise of infinitely tempting red apples, a pornographer focused on his Little Red Riding Hood, an androgynous shooter, some playful bi sexuality, multiple-use inflatable bodies, and other indecent fun elements of the flesh. And all that in the context of Italian architecture, which even if it seems touristic, it draws an appealing key on each door to explore other locations of pleasure. You just have to know how to look and enjoy”. (Buenos Aires Festival Internacional de Cine Independiente 2011)
"A moving love story with blow-up dolls; what a man will do in order to have sex with a mysterious stranger; a dominatrix with a very specialized skill – these are just some of the stories in this highly original, surreal and most importantly, very funny collection of tales about sex from Italy. Introduced by Adam and Eve who are suitably obsessed with forbidden fruits, these absurd tales reminded us why sex is the hidden driving force behind the human existence. One of the highlights of the festival and not to be missed". (The Pineapple Underground Film Festival, Hong Kong, 2011)
There are plenty of erotic and pornographic short film collections/anthologies out there, and Lord knows I have watched many of them. So the idea of it wasn't new when I went into "Sex Equo", but the thing that I found interesting about this one is that the stories are actually not focusing on the sex, but to be fun, sweet short films ABOUT sex. I often stumble upon these collections/anthologies that are all trying to feature artistic stories but the highlight remains the sex, and many of them get rather boring after a while. So it was very fun to watch this comedy/drama anthology which only has a theme of sex, rather than being pornography. (...) "Sex Equo" is quite a funny and little sweet anthology of sex stories. Some of them are more erotic and explicit than others, but they all come off as being entertaining. And also with a sort of arthouse feeling to it, without being pretentious or in-your-face about it. I enjoyed this, and it turned out to be much better than just another compilation of porn shorts. It won't top your lists of masterful erotic cinema, but if you watch it in the right mood it should at least tickle your funny bone. At least it does that! [www.filmbizarro.com]
“Una serie de cuentos de sexualidad fetichista, excéntrica, porno y humorística, en clave remixada y exasperada del espíritu de la comedia picaresca italiana. No hay linealidad posible en esta lección de mala educación sexual, porque los cuatro ojos de Germondari & Spagnoli no sólo ven más que dos sino que tienen menos culpa que muchos. Así, desde un voyeurismo de alto impacto se sostiene todo un ideario festivo del sexo, por más extraño que sea, por más vulgar que parezca, por más chic que luzca. En este nuevo Kamasutra cinematográfico desfilan Adán y Eva en un paraíso de manzanas infinitamente tentadoras, un pornógrafo concentrado en su Caperucita Roja, un tirador andrógino, una bisexualidad juguetona, cuerpos inflables de usos múltiples y otras indecentes diversiones de la carne. Y todo en el contexto de una arquitectura italiana que, por más turística que parezca, dibuja en cada puerta una llave tentadora para explorar otros lugares del placer. Sólo hay que saber mirar y gozar”. (Buenos Aires Festival Internacional de Cine Independiente 2011)
“Una serie di brevi storie di sessualità feticista, eccentrica, porno e umoristica, in chiave remixata ed esasperata dallo spirito della commedia picaresca italiana. Non c'è linearità possibile in questa lezione di mala educazione sessuale, perché i quattro occhi di Germondari e Spagnoli non solo vedono più di due, ma provano molto meno senso di colpa di molti altri. Così un voyerismo di alto impatto è qui alla base di tutto un festoso immaginario sessuale, non importa quanto strano, volgare o chic possa essere, sembrare o apparire. In questo nuovo Kamasutra cinematografico ci sfilano davanti Adamo ed Eva, in un paradiso di mele infinitamente tentatrici, un regista di film porno concentrato sulla sua 'Cappuccetto Rosso', un tiratore androgino, una bisessualità giocosa, corpi gonfiabili dai molteplici usi, ed altri indecenti divertimenti della carne. E tutto nel contesto di un'architettura italiana che, per quanto turistica possa sembrare, disegna in ogni porta una chiave tentatrice per esplorare altri luoghi del piacere. Bisogna solo saper guardare e godere”. (Buenos Aires Festival Internacional de Cine Independiente 2011)
"Il sesso rappresenta il nostro legame più forte con l'aspetto animale, e quindi con le nostre 'origini' e la nostra natura più profonda" scrivono Germondari e Spagnoli nelle note di regia di Sex Equo. Ignorare questo aspetto, o aggiungo, vivere in un mondo che tende a ignorarlo, vuol dire condannarsi alla condizione di un nevrotico prigioniero, separato dal suo stesso corpo. Il sesso manca, nel nostro presente: beninteso, non la sua ostentazione, la sua rappresentazione simulata. Una controfigura che esiste solo a certi patti, ubbidiente a certe convenzioni, dove la trasgressione è di per sé regolamentata dalle stesse leggi - anche non scritte - che governano una "condotta esemplare", quella c'è. Ma il sesso in quanto forza spiazzante, come energia vitale, e come chiave giocosa, sottile, carbonella per accendere e produrre un pensiero, quello manca: soprattutto nel cinema italiano. Se in Destricted, altra raccolta di corti, alcuni diretti da filmaker-artisti attivi nell'arte visiva e concettuale (Matthew Barney, Marina Abramovic, Sam Taylor Wood accanto a Larry Clark e Gaspar Noè) il tentativo di parlare di pornografia facendo "pornografia artistica" si rivela fallimentare su tutti i fronti, Sex Equo invece parla efficacemente di sesso facendo la vita quotidiana. Un gioco semplice ma raffinato, intelligente ma non falsamente intellettualistico, di salto ostacoli e rovesciamenti, che utilizza i luoghi comuni come grimaldelli per forzare la serratura e costringere chi guarda a fare sempre un passo laterale rispetto alle proprie aspettative e convinzioni. Sarebbe un peccato entrare nel dettaglio e rivelare troppo delle singole storie, perché tutti i cortometraggi di Sex Equo, belli, essenziali e solidi dal punto di vista tecnico, si basano sulla costruzione di un nuovo linguaggio a partire dagli scarti narrativi, dal paradosso e dalla sorpresa. Già l'incipit, ‘Libertynaggi, l'arte colta in fallo’, costruito come un documentario televisivo da sonnolento pomeriggio d'estate, si mantiene in divertito equilibrio tra l'idea di una presenza sotterranea, la vita sessuale dei 3000 bagnanti che affollavano le terme di Diocleziano, e la Roma di sopra che la ricopre. I titoli di testa indugiano su finestre, monumenti, e ogni tanto, qualche dettaglio erotico (i peni-lunette degli ingressi in ferro) che affiora tra le maglie della storia. Ma sono Adamo ed Eva (Hans Hisleiter e Lara Martelli, presenti in quasi tutti i corti) che incarnano avventurosamente lo spirito del film, a metà tra l'eros bucolico e visionario dei Racconti Immorali di Walerian Borowczyk - ma con più humour - e la follia pirandelliana di Strane Storie di Sandro Baldoni. Anzi, Eva e Adamo: perché è lei che, curiosa, tocca ogni oggetto, mentre il compagno è timoroso e diffidente, in una ironica rivisitazione del "colpevole" femminino: ascolta ogni suono e gioca con tutto, è attratta irresistibilmente da un portico sormontato da piccole fiamme, ed è lì che i nostri eroi saranno inseguiti e brutalizzati da qualcosa che non vediamo, improvvisamente costretti a vergognarsi dei loro corpi nudi. Ogni frutto colto nel museo dei piaceri (non solo la mela del racconto biblico: frutti diversi, come diversi sono i piaceri) dà il via a una storia. In ‘Triedro’, corto esemplare in bianco e nero, un anonimo geometra con la sua valigetta (lo stesso regista) indugia con lo sguardo sul corpo di una bellissima donna (Marit Nissen) cercando di non farsi troppo notare. In uno slancio di coraggio la seguirà fino a una festa, dove si renderà conto che non basta sbandierare la libertà dai codici e dalla suddivisione in generi, se non la si prova di persona. È in bianco e nero e al lavoro su ruoli e generi anche ‘Fuori Target’, un piccolo gioiello aguzzo che dice tanto nello spazio ristretto di poco più di un minuto e mezzo. In ‘Blue (sky) movie’ ci troviamo in un bosco, dove una piccola troupe cinematografica degli anni '70 sta girando un film porno, con mezzi di fortuna e senza preoccuparsi troppo degli ostacoli: passa un aereo e il regista invita a continuare: "me ne sbatto, doppio tutto!" fino alla bizzarra epifania di uno smarrito aviatore caduto dal cielo. In ‘S = 4 p r2’ seguiamo un uomo con una grossa pianta di cactus in braccio che sembra dare molto fastidio e causare grande imbarazzo ai passeggeri di un accaldato autobus cittadino. Solo alla fine della sua traversata scopriremo dove è diretto. In ‘L'amore è nell'aria’, un omino adulto vive con la vecchia mamma, che gli prepara ogni giorno latte e biscotti e gli fa il nodo alla cravatta. L'omino Mario esce di casa per condividere la sua passione per i gonfiabili con un amico facoltoso, che possiede ogni sorta di bambola: soldatesse, poliziotte, infermiere... Mario invece, di estrazione modesta, possiede solo un grosso pesce salvagente, di quelli che i bambini usano al mare. Quando una delle costose bambole si rompe, Mario la salva e la porta a casa, dove la sua mamma, all'inizio sbalordita ma poi subito rientrata nel ruolo di genitrice amorevole, a forza di rattoppi e parrucca la riporta in buono stato. Questa nuova presenza cambierà i rapporti tra i due uomini. Alcuni dei momenti più divertenti e insieme malinconici di Sex Equo sono poi ‘Global Orgasm’, una chicca finale di un minuto, interpretata dagli autori, e una corsa liberatoria di Adamo & Eva, che si disfano delle inutili foglie fuggendo dal mondo nevrotico in cui sono stati costretti a vestirsi. E verrebbe voglia di imitarli. (Sentieri Selvaggi)
Note di regia e produzione: SEX EQUO è, seppure di soli 63', il nostro primo film di lungometraggio. Se per la legge italiana infatti un film è da considerare lungo da 75' minuti in su, nel 99% dei festival internazionali tale limite minimo diviene 60'. È vero che per questo difficilmente potrà essere distribuito al cinema, ma crediamo che avrebbe avuto le stesse difficoltà anche se fosse stato di 90'. Il progetto di SEX EQUO nasce a quattro anni di distanza dalla selezione a Cannes, nel 1994, del nostro primo cortometraggio, scritto e diretto a quattro mani, ‘Una strada diritta lunga’ e dopo altri corti diretti solo da Werther nel 1996, che hanno partecipato ad alcuni tra i maggiori festival, da Venezia, al Sacher Festival, e che sono stati anche venduti a diverse televisioni. Alla fine degli anni '90 avevamo ben tre agenti che si occupavano di vendere i nostri cortometraggi, per quanto si trattasse di un mercato piccolo, difficile e molto frammentato. Già da allora naturalmente, c'era l'idea di realizzare anche un film di lungometraggio, ma era forte la nostra volontà di non affidarci, per la produzione, a qualche società che poi, seguendo una prassi ben consolidata, avrebbe potuto non promuovere e seguire adeguatamente il film, già contenta di eventuali finanziamenti statali. C'era poi una forte urgenza di Werther di mettere in atto una maggiore sperimentazione nell'ambito del racconto breve. Come conciliare tutto questo con la voglia di fare un film? Senza contare che, nel frattempo, lavoravamo entrambi, Werther come direttore della fotografia e Maria Laura come segretaria di edizione, che sono tutt'ora le nostre professioni. Grazie a questo fatto, nel 1998 Werther vinse un premio per la fotografia del cortometraggio ‘Il pranzo onirico’ di Eros Puglielli, che prevedeva la possibilità di avere a disposizione, per una settimana, una macchina da presa Super16 della società REC. Così, grazie alla meno costosa pellicola in bianco e nero e all'aiuto fondamentale di tanti amici, professionisti e non, girammo i primi due episodi del film, che sono, comunque, cortometraggi autonomi a tutti gli effetti. Perché il film potesse mantenere una sua coerenza nel tempo, decidemmo che dovesse ruotare attorno ad un unico centro tematico. La scelta è caduta sul sesso, perché si tratta di un argomento forte e sempre attuale, che permette di sondare da moltissimi punti di vista l'uomo e la realtà, sia nei suoi aspetti più quotidiani che in altri che possono apparire più surreali. Il sesso, infatti, rappresenta il nostro legame più forte con l'aspetto animale, e quindi con le nostre 'origini' e la nostra natura più profonda. Cercare di prenderne distanze troppo lunghe è pressoché impossibile, se non a pena di squilibri interiori più o meno devastanti che influiscono su tutta la nostra esistenza, creando inevitabilmente dei contrasti forti con l'immagine 'pulita' e a volte un po' ipocrita che invece l'essere umano vorrebbe dare di sé. Per coerenza stilistica, stabilimmo anche che tutti gli episodi fossero girati in pellicola, in bianco e nero o a colori, dove pensavamo che il colore fosse necessario ai fini della storia. E, per mantenere la nostra totale autonomia, decidemmo di procedere da soli, mano a mano che le nostre finanze rendevano possibile aggiungere un altro pezzo al progetto. Certo, questo ha, di fatto, un po' limitato il dinamismo esterno della regia, legato ai mezzi e alle occasioni possibili nella realizzazione di ogni singolo episodio e per questo abbiamo cercato di concentrarci maggiormente su meccanismi interni e mentali. Quando siamo usciti con i primi due episodi/cortometraggi, però, il mondo stava cambiando: la diffusione sempre più capillare di internet e la disponibilità di tecnologie a costi sempre più bassi, insieme all'indubbio merito di aver permesso a molti talenti di emergere più facilmente, hanno anche prodotto una proliferazione di audiovisivi spesso dal valore discutibile che gli autori erano ben felici di mostrare appena gliene fosse data una qualsiasi possibilità, a qualunque costo: cioè nessuno. Questo in primo luogo, insieme ad altri fattori, hanno segnato la fine, sul nascere, del piccolo mercato di distribuzione tradizionale dei corti che tanto faticosamente aveva cominciato ad affermarsi negli anni '90, seppur con rientri simbolici; le copie in pellicola non interessavano quasi più a nessuno (con opportune eccezioni) e si incominciavano ad accettare le proiezioni di minor qualità in DVD (qui accenneremo soltanto alla possibilità di fruizione in pay per view in internet che si va affermando ai nostri giorni, ma con ben altre modalità e rientri...). In Italia cominciarono a fiorire molti piccoli festival di cortometraggio che prevedevano e prevedono ancora oggi (caso unico al mondo) che la partecipazione, a volte anche solo l'iscrizione, comporti una perdita totale, da parte degli autori/produttori, di qualsiasi diritto; ad essi viene chiesto, nel regolamento, di poter effettuare, senza corresponsione neanche di un gettone, qualsiasi rassegna e i passaggio TV extra festival con le loro opere, senza limiti di tempo e spazio… Per vari fattori, insomma, il meccanismo di autoalimentazione che speravamo di innescare (produrre nuovi episodi del film aiutati anche dai ricavi dalla vendita dei precedenti) non ha funzionato, e ci siamo fermati per qualche anno per mancanza di soldi. Nel 2003 il festival di Rotterdam, che aveva proiettato molti nostri corti, già a partire da alcuni di Werther sin dal 1993, selezionò dieci autori internazionali, tra cui Werther, per produrre un brevissimo cortometraggio. Approfittammo di quell'occasione per girare anche un nuovo episodio del film. Questo fatto, insieme alle nostre rispettive professioni e competenze, ci ha permesso di 'costruire' negli anni tutti gli altri episodi del film, più l'ultima parte, un 'fil rouge' che li unisce, nel 2009. Sempre fondamentale è stato l'aiuto di molti amici e della REC, che negli anni, dopo aver vinto la macchina da presa la prima volta, ha continuato a sostenerci fattivamente nel progetto. Eventi che in un'Italia egoista come quella che stiamo vivendo sono sicuramente un'eccezione. Ci sono persone che non cesseremo mai di ricordare. e ringraziare. Dopo dodici anni il film ha finalmente visto la luce. Ed ora abbiamo in piedi un altro progetto con la stessa struttura, stavolta girato totalmente in video. Non sappiamo neanche noi quando riusciremo a terminarlo, ma possiamo dire di lavorarci con la stessa passione. Ci sarebbero molte altre cose da dire su come abbiamo potuto realizzare tutto il resto del film dal 2004 in poi, ma per ora ci fermiamo qui...
Sex Equo
(sex in the foreground)
Italy - 2011 - S16mm - 63’
a film by
Werther Germondari and Maria Laura Spagnoli
1998 - 2013 © Germondari - Spagnoli
per vedere il film / link to the movie: