LA COLLEZIONE VEDUTISTA, group exhibition, OGA, Roma, Italy, 20/4-7/6 2017

Artisti: Gaspare Diziani, Werther Germondari, Franco Mapelli, Calogero Marrali, Gaetano Mele, Vincenzo Monticelli Cuggiò, Luigi Pasquini.

Nell’ambito della rivisitazione di temi classici l’OGA presenta ora una collettiva di sette artisti con opere a tematica paesaggistica, tutte provenienti, come sempre, dalla collezione dell’Ospizio Giovani Artisti.

Gaspare Diziani (Belluno 1689, Venezia 1767) “Scolare del Lazzarini e pare anche del suo compatriota Sebastiano Ricci, portossi a Roma, ove maggiormente sviluppò il proprio ingegno in opere grandi e macchinose. Applicossi poi alla pittura teatrale, e riescì uno dè più celebri in tal genere. Chiamato perciò ai servigi del re di Sassonia, a Dresda, ivi ristette qualche anno finchè, divenuto ricco, tornò in patria. In Italia ripigliò a lavorare gentilissimi quadri da stanza, i quali abbondano a Rovigo, Belluno e Venezia”. (da ‘Biografia degli Artisti’, a cura di Filippo de’ Boni, Venezia, 1840)

Werther Germondari (Rimini, 1963) Artista visivo e filmmaker. Attento a dinamiche innovative sperimentali neo-concettuali che si caratterizzano per un gusto ironico e surreale, svolge da trent’anni una ricerca attraverso numerosi media espressivi. Ha partecipato a esposizioni in gallerie private e spazi sperimentali, alternando installazioni d’ambiente, videowork e atti performativi,  focalizzando l’attenzione su elementi nascosti, attinenti a una visione reale, sociale e politica. Nel 2013 ha ideato l’Ospizio Giovani Artisti.

Franco Mapelli (Milano, 1948) si è laureato in architettura a Roma, prima di dedicarsi alla fotografia. La sua ricerca fotografica sul territorio riguarda principalmente i luoghi urbani, quelli naturali e soprattutto le contaminazioni fra i due elementi. Tra le moltissime mostre si segnala il lavoro sulla periferia romana, Il grande margine Paesaggi e nuove periferie, personale nello Roma Spazio Renzi & Partners di Roma. Con s.t. foto libreria galleria di Roma ha realizzato nel 2010 La Mariée mise à nu par ses célibataires, ovvero Il Grande Vetro di Marcel Duchamp.

Calogero Marrali (Licata, 1967) vive e lavora a Torino. Esordisce agli inizi degli anni ’90 con una serie di dipinti astratti materici, per poi proseguire la sua ricerca artistica sperimentando i materiali più disparati, usati per rivestire accessori e capi d’abbigliamento riciclati. Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000, realizza così installazioni e oggetti. Sua prerogativa è la decontestualizzazione: ogni oggetto anche banale e di uso comune è rielaborato e trasformato nell’aspetto estetico sino ad assumere nuova identità e personalità.

Gaetano Mele (Rimini, 1916-1991) Le sue opere più interessanti sono sicuramente quelle degli anni trenta, periodo in cui ha vissuto nelle colonie italiane, realizzando quadri di paesaggi locali in cui sono rintracciabili echi del periodo metafisico. Una volta tornato a Rimini, Mele è stato purtroppo vittima del mondo provinciale di cui, per necessità economica, ha assecondato i gusti borghesi, come sempre in questi casi totalmente anacronistici rispetto alle necessità di una vera ricerca artistica indipendente.

Vincenzo Monticelli Cuggiò (Napoli, 1969) Artista fotografo, esordisce nel 2006 nella Galleria Gallerati con una ricerca intimista in stile astratto; in seguito indirizza il proprio percorso concettuale al contesto urbano interpretato in chiave oggettiva. Dal 2010 realizza esclusivamente pezzi unici, senza prova d’autore, concepiti come creature non replicabili esposte all’irreversibilità delle dinamiche reali. Nella Galleria Gallerati è stato giurato e recensore per alcuni concorsi. Dal 2013 è anche fotografo di scena e documenta installazioni ed eventi performativi.

Luigi Pasquini (Rimini, 1897-1977) è stato una figura di spicco della cultura riminese. Pittore, soprattutto acquerellista, ed anche scrittore e pubblicista, ha partecipato intensamente alla vita cittadina, divenendone un punto di riferimento. Ostinatamente contrario all'astrattismo, ha sempre espresso, attraverso la stampa del suo tempo, severi quanto anacronistici giudizi, rimanendo fedele agli stessi temi figurativi della veduta urbana e del paesaggio per tutta le sessantennale attività, divenendo uno degli artisti più conservatori fra i pittori del ‘900.

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