HINC ET INDE, 1993

HINC ET INDE, solo exhibition, Galleria Planita, Roma, Italy, December 1993

"Reality and its signs are faced by Werther Germondari with a double attitude: on the one hand they are reabsorbed in an apparent uniformity of the visual field (as in certain historical experiences conducted by '' analytical '' photography in the seventies), in which the 'full', as we already said, turns upside down in a web of empty signs, which only denounce their framework. In this structure, however, the tight accumulation of details leads to entering it and identifying paths of meaning, even if no common thread can be taken as privileged. On the other hand, on the other hand, the image highlights the impact of some strong signs, often underlined to the point of inducing the doubt that they were purposely built as in a performance (an aspect, this, moreover, present in other works by Germondari) . Their presence behaves like a false key that does not open any door, even when the artist provocatively provides us with the indication of a meticulously targeted observation point (like the binoculars shown in this exhibition), which does not provide any interpretation, but invites us to go further, to take other steps”. (Giuseppe Cannilla, text in ’Tridente Fotografia, Roma, Italy, 1993)

La realtà e i suoi segni sono affrontati da Werther Germondari con un duplice atteggiamento: da una parte essi sono riassorbiti in un’apparente uniformità del campo visivo (come in certe esperienze storiche condotte dalla fotografia ‘“analitica” negli anni settanta), in cui il ‘pieno', come già dicevamo, si ribalta in una trama di segni vuoti, che denunciano soltanto la loro intelaiatura. In tale struttura, però, l’accumulo serrato dei particolari induce ad entrarvi dentro e ad individuarvi percorsi di senso, anche se nessun filo conduttore può essere assunto come privilegiato. Dall’altra, invece, l’immagine evidenzia l’impatto di alcuni segni forti, spesso sottolineato al punto da indurre il dubbio che essi siano stati appositamente costruiti come in una performance (aspetto, questo, del resto presente in altri lavori di Germondari). La loro presenza si comporta come una chiave falsa che non apre nessuna porta, anche quando l’artista ci fornisce provocatoriamente l’indicazione di un punto di osservazione meticolosamente mirato (come il binocolo esposto in questa mostra), che non fornisce alcuna interpretazione, ma invita ad andare oltre, avarcare altri passaggi”.  (Giuseppe Cannilla, testo in ’Tridente Fotografia, Roma, Italy, 1993)

vedi anche / see also the HINC ET INDE - experimental film

Hinc et Inde installazione
Io e ML alla Planita 1992

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