LEGGERE TUTTI/LEGGERE MENO, OGA, Roma, Italy, 17-23/9/2013

Werther Germondari, facendo seguito a ‘La Collezione Linguistica’ (l’ultima mostra collettiva realizzata all’OGA prima della chiusura estiva), riprende ‘letteralmente’ il discorso, presentando in questa personale una selezione di opere realizzate negli ultimi trent’anni, in cui sono presenti riferimenti al linguaggio scritto.                                  

Tra le varie opere si segnalano la più recente, che da il titolo alla mostra (Leggere tutti, leggere meno, in cui il cambio di verbo fa assumere nuove provocatorie valenze al famoso slogan sindacale degli anni settanta ‘lavorare tutti, lavorare meno’) e il video Comunic’azioni, del 1994, che documenta i messaggi degli studenti di Roma La Sapienza e Bologna, nei bagni delle rispettive università. Il modo in cui sono stati ‘postati’ i testi dimostra che l’esigenza di comunicare dei giovani nelle modalità ormai da tutti acquisite dei social network, è sempre stata presente nell’aria, quantomeno in quella mefitica dei servizi igienici. Solo, e più agevolmente, ora si scrive grazie ad internet, anziché sulla porta di un bagno. E forse è proprio lì che a Mark Zuckerberg è venuta l’idea di Facebook...

Altre opere presenti in mostra, in ordine cronologico: La biblioteca di Mr P., tempera su tela del 1983. Cinema pro- dotti: glossario, opera su carta del 1991. Lì/There, fotografia realizzata per la collettiva ‘Via dall’Appennino’, curata da Guido Guidi e George Tatge a Forlì nel 1993. Un chicco di riso sul tuo nome, opera su carta del 1994, dalla performance omonima presentata a al Villaggio Globale di Roma nel dicembre 1994, durante la serata artistica ‘Parzialmente Stremati’. Carte alle origini, installazione presentata per la prima volta nel 1994 alla Libreria Tuttilibri di Roma, nell’ambito della collettiva ‘Infiltrazioni’, curata da Cecilia Casorati e Barbara Martusciello. R.S.V.P., opera e allo stesso tempo fotografia/documento dell’installazione omonima, realizzata in travertino nel 2010, alle Terme Albule di Roma, per la collettiva ‘Land Art’.



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