Werther Germondari, in occasione delle giornate elettorali, presenta all’Ospizio Giovani Artisti una selezione di opere dal suo work in progress Repubblica Cieca (già sfociato nel 2011 in una mostra personale curata da Valentina Trisolino e realizzata alla Galleria Gallerati di Roma) e una selezione di altri lavori a tematica politica, realizzati tra il 1992 e il 2011.
“Il nome del progetto – Repubblica Cieca – è, come in uno dei suoi lavori più conosciuti di Germondari, dal titolo Panca Popolare Italiana, un efficace gioco di parole che crea uno spostamento linguistico e, di conseguenza, un imput alla riflessione su ciò che le immagini rappresentano non realmente ma simbolicamente. I palazzi del potere politico, i comprensori residenziali, il palazzo popolare del Corviale, sono accomunati dall’assenza di finestre che l’autore, attraverso le tecniche digitali, ha cancellato dalle immagini. Ciò che più risalta è l’assenza che, come lo stesso Germondari fa presente, è un’assenza assurda, paradossale, ma che ben fa trasparire il messaggio sotteso, l’incapacità odierna di ‘vedere’ oltre il proprio piccolo recinto, non saper andare oltre le esigenze contingenti di ognuno, non avere più una visione d’insieme delle cose, non riuscire più a dialogare creando uno scambio con il prossimo. Sia il titolo, che qui non è un’appendice al lavoro ma parte integrante di esso, che le immagini portano l’osservatore a fare un autonomo percorso a tappe. All’inizio scaturisce l’ironia per il gioco di parole, poi si passa all’osservazione delle immagini che all’apparenza paiono vedute ben composte ma che a un’osservazione più attenta (ecco il passaggio successivo) si rivelano inquietanti per l’assenza delle finestre. A questo punto l’osservatore è chiamato in causa da Germondari nel cercare un percorso di riflessione, ed è qui che l’anima più critica dell’artista esce allo scoperto, si palesa sotto strati di giochi linguistici. Si avverte una critica assolutamente non gridata e sguaiata ma intelligente e pacata. L’attuale situazione del nostro paese viene sottoposta ad un’analisi che non risparmia neanche le istituzioni educative o i luoghi simbolo della cultura, e tutto ciò per far riflettere su come la società italiana si evolve e cammina verso un futuro incerto. Werther Germondari effettua una critica pungente, che lascia l’amaro in bocca dopo averti fatto ridere. Un metodo che è utilizzato da molti artisti contemporanei e che inquadra Germondari all’interno di questo filone. Più specificatamente le immagini di Repubblica Cieca possono essere accostate al lavoro dell’artista Wim Delvoye il quale utilizza con ironia gli slittamenti linguistici permessi dalle immagini fotografiche. Oltre ai riferimenti rintracciabili nella fotografia contemporanea internazionale, il progetto Repubblica Cieca presenta nello specifico analogie con la tradizione artistica italiana legata al paesaggio, partendo dalle pitture metafisiche fino alla fotografia di paesaggio italiana degli ultimi vent’anni. Come lo stesso artista ha dichiarato, questo progetto assume, immagine dopo immagine, i contorni di un lavoro critico che vuol creare, anche se per certi aspetti inconsciamente, una cartina ‘politicometafisica’ dell’Italia, una mappa dove rintracciare, più che gli elementi fisici del territorio italiano, le immagini mentali che ognuno di noi conserva sullo stato attuale dell’Italia” (Valentina Trisolino, Courtesy Galleria Gallerati)
“Fughe di notizie; condoni e perdoni; legittimi impedimenti; costituzioni ad personam; processi lunghi e prescrizioni brevi; par condicio e conflitti di attribuzione; danni ambientali, intercettazioni occasionali; villone vista mare e barconi terra in vista; scafisti, migranti, isolani, leghisti; nipoti ipotetiche e popolo bue; papi girl, escort, auto blu; la nostra posizione è sempre stata chiara e mi lasci parlare io non l’ho interrotta. Tra gli sguardi attoniti e disillusi assiepati ai margini del tragicomico carosello quotidiano c’è quello di Werther Germondari. Spiazzato sì, ma lucidissimo pure. Osservatore non convenzionale, mistificatore burlesco. Finissimo costruttore di miraggi semantici, inesausto giocoliere del linguaggio. Col suo intervento, la struttura stessa della galleria – avvolta a color-print di edifici senza più porte e finestre – dismette, per solidale metafora, ogni via d’affaccio verso l’esterno. Come spettatore che fuori copione irrompa sulla scena per dire la sua, solennemente Germondari recita la domanda: esistono barlumi di una coscienza collettiva, in questa Italia? E con sarcastico piglio intimidatorio revolvera in aria una risposta: se perfino lo spirito unitario, dopo centocinquant’anni, continua indeciso a gattonare, dove potrebbe riconoscersi un adulto buonsenso repubblicano? A ciascun visitatore della mostra – come e ancor più di ogni volta – la chance di accusare il colpo: di non restarsene poltronamente al calduccio, allineato e coperto nella folla anonima degli osservatori a distanza.” (Carlo Gallerati, Courtesy Galleria Gallerati)
Altre opere presenti in mostra, oltre la serie di Repubblica Cieca, in ordine cronologico: l’installazione PCI/PDS, del 1992, il video Comunisti verso destra, del 2002, la foto de Il Nasista, del 2007, il pluripremiato video Panca Popolare Italiana, del 2008, e Io e Papi al forno, foto sempre del 2008. Durante l’evento Germondari realizzerà inoltre la performance Maeno Destra, già presentata all’Officina dell’Arte di Tarquinia nel 2011.