ARTICOLO 4, Torre Viscontea, Lecco, Italy, 2012

Artisti in mostra: GIOVANNI CERRI, LUIGI ERBA, WERTHER GERMONDARI, ALBERTO GIANFREDA, NICOLA MAGRIN, GAETANO ORAZIO, LORENZO PIEMONTI, NICOLÒ QUIRICO, MARIA CHIARA ZARABINI.

mostra Lecco Articolo9

Articolo 4 

« Siamo in un paese di campagna, sono circa le dieci e mezzo del mattino d'una giornata d'estate, due contadini s'avanzano verso lo spettatore, sono i due designati dall'ordinata massa di contadini che van dietro per perorare presso il Signore la causa comune...  », così, nel 1892, Giuseppe Polizza da Volpedo descrive il suo più celebre capolavoro: Il Quarto Stato. Opera capitale nella storia della pittura, Il Quarto Stato è anche un ritratto straordinario di una classe sociale nascente, nonché uno spaccato sociale più eloquente di qualsiasi descrizione scritta. E che dire de Gli spaccapietre una tela (poi purtroppo andata distrutta, giunta fino a noi solo in riproduzioni fotografiche) dipinta nel 1849 da Gustave Courbet? Il racconto oggettivo e di disarmante crudezza di due lavoratori impegnati a spaccare pietre al bordo di una strada: un’immagine senza precedenti, in bilico tra nuova poetica pittorica e denuncia sociale. Due opere rivoluzionare nella forma e nel contenuto, che sposano a perfezione estetica e messaggio. Due opere che parlano ancora oggi allo spettatore con la stessa veemenza con cui gli artisti le hanno dipinte.

Quello dedicata al lavoro – lavoro manuale, ma anche lavoro intellettuale, sia chiaro – è un filone iconografico straordinario nella storia dell’arte. Ben più raro di altre tematiche pittoriche, il tema del lavoro offre agli artisti infinite possibilità espressive e suggerisce al contempo riflessioni altre, non necessariamente di matrice politica. Oggi poi, in anni di crisi economica e sociale, l’argomento assume nuovi motivi di interesse, suggerendo pensieri profondamente attuali, quanto necessari.

Sulla scorta del successo della collettiva d’arte dedicata all’Articolo 11, organizzata nella primavera del 2011 presso la Torre Viscontea di Lecco, la fondazione Losi Ciceri prosegue in questa particolare indagine della nostra Costituzione, soffermandosi questa volta sull’articolo 4. L’articolo 4 della nostra Costituzione riprende, ampliandolo, quello che l’articolo 1 sancisce essere il fondamento della nostra Repubblica. Assegna al lavoro il duplice ruolo di diritto e dovere, intesi non in senso  strettamente giuridico, ma rispettivamente come un fine cui lo Stato deve tendere ed un dovere morale cui ciascun individuo, cittadino o meno, dovrebbe adempiere, nel rispetto della libertà della persona. Il riconoscimento del lavoro come  uno dei principi fondanti della Repubblica, rimanda alla funzione che il lavoro svolge nella società, come mezzo di produzione di ricchezza materiale e morale per la persona, non come merce necessaria alla massimizzazione dei profitti, non come mero fattore di produzione,  ma come realizzazione dell’individuo e delle sue aspirazioni materiali e spirituali, e quindi della società tutta.” La mostra di quest’anno dunque, come di consueto correlata e arricchita da eventi collaterali sul tema, intende sottolineare l’importanza del lavoro come valore fondante della nostra società. 

Come nella precedente edizione, protagonista della collettiva è un gruppo di artisti contemporanei, chiamati a portare il proprio punto di vista su un tema tanto importante quanto diffuso; un tema che non può lasciare indifferenti, poiché riguarda tutti, appartenendo alla quotidianità di ogni individuo. Ciascun artista si fa interprete, secondo le proprie attitudini e la propria maniera espressiva, di un particolare aspetto del lavoro. La fabbrica, innanzi tutto, il luogo di lavoro per eccellenza nell’immaginario comune, con le sue molteplici suggestioni: la fabbrica indagata all’esterno e all’interno, nel suo scheletro e nel suo ventre, come edificio, come produzione, come memoria, come esperienza privata, come materia (una materia pesante come l’acciaio o lieve come la seta…). A parlarci dei suoi molti volti sono le opere di Luigi Erba – con i suoi straordinari scatti dedicati agli edifici industriali –,  di Gaetano Orazio – che dalla fabbrica è partito per la sua personalissima esperienza artistica –, di Nicolò Quirico – con i suoi poetici Palazzi di parole –, di Alberto Gianfreda – con le sue sculture che vivono nella materia – e di Giovanni Cerri – con le sue struggenti periferie urbane. Una suggestiva installazione di Maria Chiara Zarabini, in bilico tra memoria privata e denuncia sociale, racconta, invece, un particolare aspetto del lavoro: quello femminile, spesso svolto tra le pareti di casa, sommerso, silenzioso. Le mani delle donne che per secoli hanno tessuto, cucito, ricamato sono ricordate anche dalle figure femminili ritratte da Lorenzo Piemonti quando ancora non aveva incontrato il linguaggio Madì: donne ritratte accanto alla macchina per cucire, presenze metafisiche, solitarie come la loro esistenza. A farci riflettere sul lavoro d’ufficio è  invece Werther Germondari, con una video-perfomance insistente e ripetitiva come spesso è la vita dietro a una scrivania. E infine il lavoro nei campi, o meglio: il lavoro in montagna, nelle valli, dove il tempo scorre con un ritmo diverso, dove è ancora la natura a dettare orari e doveri. Il percorso si chiude dunque con il respiro profondo degli acquerelli di Nicola Magrin, visioni che sembrano trasportare su un piano panteistico e spirituale la fatica quotidiana del lavoro.

Simona Bartolena

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